Informazioni personali

La mia foto
Mi presento. Sono nata in un freddo e grigio pomeriggio invernale dell'anno 1977. La mia prima apparizione sul palcoscenico "mondo" fu un po' rocambolesca e quasi "felliniana". Ho coltivato fin da piccola la passione e l'entusiasmo per le cose uniche, originali, a volte bizzarre ma tremendamente vere quanto insolite, che hanno reso e rendono la mia vita una pellicola cinematografica rara e meravigliosa. Laureata in Sociologia della Comunicazione, ho molti interessi che nutro con cura: la musica, il teatro, il cinema, la radio, la fotografia, la moda, i viaggi. Sento di appartenere a questo universo in continua espansione e so che anche lui mi appartiene, in maniera discreta, nei piccoli grandi gesti, in un abbraccio, in una foglia ingiallita, in un sorriso, quando mi regala momenti indimenticabili. Mi piace scrutare il mondo, sbucciarlo come si fa con un frutto, assaporarne la polpa. Credo che non vi sia spettacolo più bello della scoperta e della condivisione della felicità. Questo blog è una telecamera sulla mia e vostra vita, una sceneggiatura in cui tendenze, passioni, gusti, giochi e bisogni si intrecciano... ed allora non mi resta che augurarvi "Buona Lettura"

martedì 3 marzo 2015

Io non invento nulla, immagino tutto.

L'altra sera è capitato di imbattermi in questa frase di Brassai mentre leggevo degli articoli sulla fotografia, la comunicazione a mio dire più immediata ed incisiva, la capacità di congelare in un "click" un attimo irripetibile, senza spreco di parole.
Lo stesso Brassai, del resto, sosteneva che la fotografia dovesse suggerire, non insistere e spiegare. Proprio come il termine indica, è una "scrittura eseguita con la luce" ed io aggiungerei "un prolungamento dello spirito" che sfiora, si riposa un attimo, continua nella ricerca dell'immagine perfetta di un'idea. 
La tecnologia oggigiorno permette a chiunque di essere un fotografo, ma possiamo parlare di arte, per parafrasare una delle mie scrittrici preferite, Isabel Allende, solo quando si riesce a creare attraverso la foto quella combinazione tra verità e bellezza. E' il bisogno di svuotare la realtà da significati denotativi per ricercarne una connotazione poetica.
Ciascuno può diventare attore inconsapevole della regia mentale di chi fotografa, qualsiasi cosa impregnarsi di assolutezza,"...la trasparenza di una foglia d'autunno, la forma perfetta di una chiocciola sulla spiaggia, la curva di una schiena femminile, la consistenza di un vecchio tronco d'albero, altre sfuggenti forme della realtà...".
Nel mio cammino ho avuto il piacere di conoscere fotografi professionisti e chi fa della fotografia un diletto. Fortuna ha voluto che ciascuno mi offrisse un suo personale punto di vista o interpretazione del mondo, una finestra da cui affacciarmi ed osservare stupita, ciascuno con le sue sfumature, i suoi dubbi, la sua malinconia o decadenza, le sue gioie o speranze. Ogni "click" è un vissuto, un imprinting, la porta di accesso all'autoanalisi, una conferma dell'eterna lotta tra pregi e limiti, bene e male, bello e brutto, aulico e viscerale. Ogni "click" è un'intera esistenza in cui si sgambettano passato, presente e futuro.
Vi sono fotografie che hanno lasciato un marchio indelebile nella storia sia per la popolarità che hanno acquisito che per la loro capacità di trasmettere gli umori e le emozioni dei protagonisti. Come dimenticarci, ad esempio, di Will Counts e la sua Elizabeth Eckford, prima allieva di colore ad essere ammessa alla Central High School, che procede con sguardo basso tra gli insulti razzisti e l'odio della comunità bianca; Kevin Carter con "Il bambino affamato e l'avvoltoio" con cui vinse il premio Pulitzer, foto tragicamente vera, disarmante, agghiacciante; Arthur Sasse con la famosa linguaccia di Albert Einstein; Joe Rosenthal con "Alzando la bandiera a Iwo Jima"; Alfred Eisenstaedt con "Il Bacio", quel meraviglioso bacio, aggiungerei, tra marinaio e infermiera che sanciva la fine della seconda guerra mondiale; Jeff Widener con "La protesta in piazza Tienanmen", testimonianza di coraggio e stoicismo; Steve McCurry e la sua "Ragazza afgana"ed i suoi grandi occhi verdi che sembrano chiedere giustizia; Iain Macmillan con la copertina di Abbey Road, l'ultimo album dei Beatles; Robert Capa e tutti i suoi scatti sul fronte. Ce ne sarebbero altri da citare, ciascuno con un proprio credo, un bagaglio valoriale, una teoria, un dubbio.
Anche l'Italia è un "vespaio" di eccellenze in ambito fotografico. Come ripeto, io ho avuto il piacere di conoscere molti di questi "cantastorie". Ho, inoltre, la fortuna ed il privilegio di essere nata e cresciuta tra rullini, obiettivi, flash, pellicole. Ma non riesco ad essere imperturbabile quando osservo un lavoro di mio fratello, Michele Amerise ( https://www.flickr.com/photos/michele-amerise/  ; michele.amerise@hotmail.it ). E se è vero che una fotografia non va spiegata perché, azzardando un paragone, è come una barzelletta che perde di ogni ironia se la si spiega, lascerò che siano le sue foto a raccontarlo, a raccontare la vita, il mondo ed i suoi colori.





















Questi scatti sono tratti da collezioni private, rassegne, pubblicazioni.
Copyright Michele Amerise.